"BiBi era triste. La sua famiglia si era appena trasferita dalla
vecchia, meravigliosa casa in cui BiBi aveva sempre abitato, in una casa
strana, nuova e sconosciuta. Nessuno aveva pensato che a BiBi sarebbe
mancata la vecchia casa, con tutti i suoi nascondigli, angoli e
cantucci, il piccolo giardino e soprattutto il generoso albero di gelso
che la lasciava sedere alla sua ombra, regalandole succosi frutti e
ascoltando i suoi segreti". Con queste parole inizia "BiBi e la voce
verde", prima favola dell’iraniana Azar Nafisi, ben più nota per il suo
"Leggere Lolita a Teheran".
Povera piccola BiBi, come se non fosse già abbastanza difficile
sopportare l’arrivo di un fratellino, che irrompe indelicatamente in
quello che prima era il suo beato e indiscusso regno, strappandole
l’esclusività dell’amore dei genitori, questo minuscolo intruso si
arroga anche il diritto di portarla via dai suoi nascondigli, dal suo
albero, dai suoi luoghi familiari, da tutto ciò che costituiva la sua
rassicurante tana. [...]
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